La Stampa: Com Lula o Brasil voa
Mondiali di calcio, Olimpiadi, e ieri il seggio al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il leader socialista ha fatto del Paese una potenza.Grazie a quattro uominiPAOLO MANZOSAN PAOLONon ha vinto il premio Nobel, ma se si dovesse assegnare un riconoscimento alle cose fatte e non alle intenzioni, andrebbe sicuramente a Luiz Inácio Lula da Silva, il presidente ex metalmeccanico alla guida del Brasile dal 2003. In meno di sette anni Lula è riuscito ad aggiudicarsi un Mondiale di calcio e un’Olimpiade, cosa mai successa prima d’ora a nessun altro Paese sudamericano, a far uscire dalla crisi l’economia prima di qualsiasi altro (nel 2010 il Pil verde-oro crescerà almeno del 5%) ed a candidare il Brasile per un seggio permanente in seno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ove da ieri, comunque, è entrato tra i membri a rotazione del Consiglio di Sicurezza.Dona Lindu, sua madre, veniva dal poverissimo Nord-Est, lo caricò che aveva sette anni su un «pau de arara», ovvero un camion scoperto, per arrivare a Santos e ricominciare una vita. Se fosse ancora viva «sicuramente scoppierebbe a piangere orgogliosa», ama ripetere Lula, instancabile lavoratore ma anche, come tutti i brasiliani, amante della vita e del calcio.Il suo successo, però, non è casuale, ha una strategia ben precisa. E non può non essere spiegato se non si tirano in ballo quattro personaggi fondamentali. Sono loro a condizionare qualsiasi mossa del presidente sullo scenario internazionale, la chiave del suo successo. Il primo è il ministro degli Esteri Celso Amorim. Il suo motto è riassunto nelle parole di Hegel: «La quantità altera e cambia la qualità». E i numeri gli danno ragione e mostrano il nuovo ruolo del Brasile nel mondo: 35 ambasciate nuove di zecca aperte dal 2003, la maggior parte in Paesi africani e caraibici, 45 paesi visitati da Lula negli ultimi tre anni. Un record che ha permesso al presidente verde-oro di essere riconosciuto come leader globale in Africa e Asia. Quanto all’America Latina, Lula ha convinto anche la Casa Bianca a scegliere il Brasile come alleato privilegiato per stabilizzare la regione ed evitare pericolose derive populiste. Non a caso l’autorevole rivista Foreign Policy ha scelto Celso Amorim come «il ministro degli Esteri dell’anno», un riconoscimento che ricalca quello personale di Obama, che al G20 di Londra definì Lula il politico più amato al mondo.La dimostrazione più recente dell’influenza del nuovo Brasile è stato il golpe in Honduras. Una crisi che sta per essere risolta grazie a un’inedita «muscolarità» della diplomazia brasiliana in un’area geografica tradizionalmente dominata dagli Stati Uniti. Il Brasile ha infatti difeso il presidente deposto Zelaya, lo ha ospitato nella sua ambasciata quando è rientrato di nascosto in patria, ma gli ha fatto anche capire che a comandare è Lula e non Chávez, il rivale populista tra le masse povere dell’America Latina. Anche con la sinistra radicale però, grazie a Marco Aurelio Garcia, 68 anni, consigliere personale del presidente per la politica internazionale, Lula ha saputo imporsi. Laureato in filosofia e diritto, dal ’70 al ’79 esule prima nel Cile di Allende e poi in Francia, Marco Aurelio è un abile stratega e, grazie alla sua capacità di dialogare con tutti, copre le spalle a Lula in ambienti poco teneri con la socialdemocrazia, come per esempio il Forum Sociale Mondiale.L’italo-brasiliano Guido Mantega, nato a Genova 60 anni fa, è il terzo personaggio chiave dei successi di Lula. Ministro dell’Economia, keynesiano di impostazione, è stato lui il promotore delle politiche di espansione del credito che hanno consentito al Brasile di uscire prima e meglio degli altri dalla crisi, grazie al boom della domanda interna. In questa operazione di stimolo è stato aiutato da Alessandro Teixeira, presidente dell’Apex, l’agenzia brasiliana per la promozione degli investimenti e del commercio. Gaucho di Porto Alegre, è lui alla guida del principale motore dell’export verde-oro nel mondo, tassello decisivo del grande affresco che vede il Brasile di Lula alla conquista del mondo globale.
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Documentário H.O.T. - Human Organ Traffic
Depoimentos na CPI do tráfico de órgãos comprovam: Ministério Público Federal protege traficante de órgãos.
Reportagem da Band TV sobre CPI do tráfico de órgãos: Médicos renomados vendem órgãos a 50 mil dólares.
Exumação de Paulinho: Delegado Federal que apurou o caso sorri.
Assessora de imprensa do Ministério da Saúde (José Serra), se nega a desmentir falsas informações distribuídas pelos transplantistas.
Reportagem do Fantástico revela crimes nos transplantes. Rede Globo aceita silenciar para que médicos renomados não fossem punidos.
Agricultor denuncia: O médico que matou Paulinho exigia doações para fazer transplantes, e fazia internações falsas fraudando o SUS.
... e confirma durante a CPI. Mas nada mudou depois da CPI porque o Procurador Geral da República se nega a dar andamento nas investigações.
O homicídio não foi o bastante. O hospital praticou estelionato e extorsão cobrando materiais e procedimentos que nunca foram utilizados.
CASO TAUBATÉ
Promotor revela: Transplantistas usavam médium para convencer família a doarem os órgãos de pacientes vivos.
Enfermeira que participava de transplantes conta como médicos matavam seus pacientes para a retirada de rins.
EM OUTROS PAÍSES
A couple claims a hospital killed their 18-year-old son to harvest his internal organs. Maggie Rodriguez reports.
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About Me
- Paulo Pavesi
- Gerente de Sistemas, há 10 anos luta contra a Máfia do Tráfico de Órgãos de Minas Gerais. Agora sob proteção internacional do Governo Italiano através de asilo humanitário concedido em 17 de Setembro de 2008
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